Da qualche settimana ho ricominciato a frequentare questo blog in permanente fase di rivisitazione, con l’obiettivo di recuperare la mia presenza nel web in maniera un filo più costante, determinata e resiliente di come sia stata in passato.
Prima di ciò leggevo con interesse nella blogosfera attraverso inneschi casuali di link, da una pagina all’altra seguendo i suggerimenti dell’autore. Tuttavia, per esserci in presenza bisogna anche, prima durante e per sempre, coltivare l’assenza. Ho quindi strutturato l’esercizio di lettura dei vari blog che seguo da tempo.
Cercando in rete fonti interessanti mi sono imbattuta, un paio di giorni fa, nel blog Omologazione Non Richiesta di Enzo Rasi, colpita in particolare dal lungo articolo intitolato Una Cosa senza senso – ORIGINALI. Ho letto con attenzione, condividendo molto, riflettendo su alcuni miei obiettivi intercettati dalle parole dell’autore, trovando condivisibili alcune posizioni che Enzo Rasi, analizzando la propria esperienza di blogger, definisce “diversità culturali e concettuali rispetto alle mie“.
Le diversità mi interessano, ho la tendenza ad interpretarle in un’accezione positiva sebbene spesso mi risulti complicato sostenere il confronto, per mio difetto di sufficienti competenze e conoscenze.
Le parole che nel post Una Cosa senza senso – ORIGINALI mi hanno indotto a pigiare il tastino segui sul link del blog di Enzo Rasi, sono le ultime, crude, sincere, provocatorie, rivelatrici: “Noi come generazione di blogger siano al novanta per cento dei cafoni virtuali senza speranza e senza cultura, dirlo, riconoscerlo e farsi da fare per imparare qualcosa è il primo indispensabile passo“.
Ritenendo al momento assolutamente inessenziale la mia presenza nel web e avendo come obiettivo primario la mia crescita personale, ho ritenuto che il blog di Enzo Rasi potesse essere una fonte primaria di conoscenze. Rivelando contestualmente a me stessa, una mia grande lacuna: non sapevo chi fosse Enzo Rasi.
Poi ho ricevuto una sua email.
Un lungo e articolato commento al mio post “3. ri-Scrivere online per un blog: io sto facendo così“.
Ho letto e riletto le sue parole. Ho riflettuto, suddiviso i passaggi e sottolineato i concetti cardine in base alla mia sensibilità. Qui di seguito proverò a rispondergli, con grande semplicità e qualche preoccupazione. Perché Enzo Rasi è entrato nella sostanza del poco di mio che aveva letto, più di quanto abbia saputo fare io.
Dalle prime due righe del suo commento ho tratto la prima lezione, di umiltà, dove mi definisce ‘blogger’ e fa riferimento alle mie ‘premesse’, evidentemente ritenute, forse a ragione, assai pretenziose. Non mi sento una blogger, sono consapevole di non esserlo. Anche a me il presenzialismo fine a se stesso inquieta e mi appartiene poco. Indugio sugli articoli se li trovo interessanti ma anch’io, come Enzo Rasi dice di sé, raramente commento, soprattutto non lo faccio senza aver nulla da dire.
Fai in modo che il tuo discorso sia migliore del tuo silenzio (Dionigi il Vecchio)
Dunque non sono una blogger ma mi affascina l’idea di poterlo diventare. Una piccola vanità forse, sempre presente, per tutti, quando ci si espone pubblicamente, malgrado io preferisca definirla ambizione.
Nella vita reale ho molto a che fare con il digitale in vario modo, ora vorrei maneggiarlo con maggiore destrezza, esplorando ambiti finora soltanto lambiti per curiosità, usando le parole delle quali amo la potenza. Ho usato molto le parole, anch’io ho scritto migliaia di righe ma per la gran parte sulla carta stampata. Ora, di nuovo, voglio farlo qui. Non letteratura, quella la lascio a chi sa farla per poi trarre il massimo piacere dalla lettura.
Ha ragione Enzo Rasi quando descrive il mio piccolo blog un ‘diario personale‘. Per molto tempo è stato soltanto questo, un quaderno morbido con i bordi un po’ ingialliti, dove annotare pensieri, incontri e riflessioni, nel quasi totale anonimato. Quasi come con carta e penna in solitudine. Anche per me, infatti, vale da sempre ciò che il mio gentile interlocutore definisce scarso esercizio di tecnica sovrastato da una più affascinante ‘predisposizione naturale alla scrittura‘. La mia molto meno matura rispetto alla sua.
Forse rivivi è ancora solo un diario personale tuttavia mi piace pensare di poterlo condurre verso un mutamento, del quale al momento, nella mia mente, risulta abbastanza definita la direzione a svantaggio delle modalità. Voglio che sia un piccolo laboratorio di parole e di contenuti che ho chiamato workroom. Sarà utile per me, sperimentale per i miei obiettivi reali. E spero di non deludere chi avrà la curiosità prima e la pazienza poi di seguirmi.
Ringrazio Enzo Rasi per l’email della quale ho riportato soltanto qualche breve stralcio. Non la renderò pubblica per custodirla, poiché la considero il mio battesimo nella blogosfera. Lo ringrazio per avermi dedicato attenzione e il tempo necessario alla lettura e alla composizione della lettera. Gli rispondo qui pubblicamente e lo farò anche in privato. E continuerò a leggere con grande interesse le sue parole, cercando di meritarle al punto da coglierne la sostanza, perché, nel suo caso più che nel mio, ‘la storia è tutta dentro la scrittura‘.
@danvan