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Sono passati undici anni dall’ultima volta. Era il 2007. Nel mese di maggio avevo fatto l’ultima donazione di sangue. È registrato sulla mia tessera del donatore, rilasciata dall’associazione Volontari Abruzzesi Sangue, affiliata Fidas. Dopo di allora qualche piccolo imprevisto di salute e un po’ di vita tormentosa mi avevano distratta, pur non avendo mai abbandonato l’idea di riprendere a donare il sangue. Poi il ritorno al centro trasfusionale della mia città. Un prelievo e una visita approfondita per verificare il mio stato di salute e, dopo qualche giorno, ho potuto farmi il regalo della prima donazione del mio nuovo corso da donatrice di sangue.

La salute è l’impegno e al tempo stesso il tornaconto

La propria salute, poiché ogni volta il donatore viene sottoposto ad un approfondito check-up e si regala un processo naturale di rigenerazione del sangue, e la salute dei pazienti che necessitano di trasfusioni, poiché non esiste filiera sintetica che possa produrne. L’unico laboratorio in grado di farlo è il corpo umano. Ogni individuo maggiorenne, con uno stile di vita sano, può dunque mettere un po’ della propria salute a disposizione di chi ne ha meno.

Donare il sangue vuol dire esserci.

È un processo rapido, indolore e rigenerante.

Ed è soprattutto importante per la collettività. L’autosufficienza per gli ospedali e le Regioni poggia su un filo di seta benché i dati del 2017 raccontino comunque una bella realtà. Grazie alla solidarietà fra le Regioni italiane infatti, lo scorso anno è stata garantita l’autosufficienza di sangue ed emoderivati. Il 2018 sta mostrando invece un aumento del fabbisogno, pertanto i centri trasfusionali e le associazioni dei donatori sono chiamati ad una maggiore sensibilizzazione alla donazione, in particolare da parte dei più giovani. 

Bastano pochi minuti e una vita è salva 

Per sapere come diventare donatore, perché e quali sono i benefici, leggi qui

 

@dan13van 

Postpost: ho scritto questo articolo ascoltando i Negramaro con Meraviglioso